Aggredendo l’automobile secondo modalità e misure differenti da Paese a Paese, la fiscalità che divide l’Europa a dispetto dei fiumi di parole spesi attorno alla parola “unità” ha determinato una sostanziale disparità di trattamento per auto acquistate e possedute da proprietari domiciliati in nazioni anche confinanti.
Se a questo siamo stati abituati da decenni riguardo all’incidenza dell’IVA sulle vetture nuove di fabbrica, abbiamo da qualche anno dovuto abituarci anche a fare i conti con differenze di trattamento in tema di vetture storiche o semplicemente d’occasione. Il passaggio di proprietà in Italia incide in misura talvolta equivalente al valore commerciale di auto di ancora modesto valore storico ma di cilindrata e potenza elevata. Come pure il superbollo, che colpisce ancora a 15 anni di distanza vetture che hanno il solo neo di superare livelli di potenza che il legislatore, anni fa, ha ritenuto “censurabili”. Queste due voci di costo hanno generato altrettante conseguenze dirette sul mercato italiano delle auto cosiddette “youngtimer”: crollo del valore commerciale ed esportazione di quegli esemplari i cui proprietari non desiderano far comparire la proprietà dell’auto nella propria dichiarazione dei redditi, dovendo far fronte con il modello F24 al pagamento del suddetto superbollo. I piccoli collezionisti di sono visti espropriati del valore delle proprie recenti vetture potenzialmente collezionabili, mentre molti operai e tecnici alle dipendenze di restuaratori e officine specializzate hanno perso il posto di lavoro, visto che i clienti di quelle strutture non avevano più auto da “tagliandare”. E l’erario ha perso un gettito non trascurabile in termini di IVA e contributi previdenziali. Chi vive e risiede appena oltre il confine è ben consapevole che il mercato italiano è da qualche tempo diventato molto appetibile per acquistate taluni modelli che, poco apprezzati oggi, sono però destinati a immediata rivalutazione in Paesi un po’ più lungimiranti dell’Italia quanto a conservazione del patrimonio storico su quattro ruote. Mentre le istituzioni italiche ancora si dividono su quali auto possano (o debbano?) essere considerate d’interesse collezionistico, i gioielli di ieri e dell’altroieri continuano a cambiare casa e a trasferirsi in garage dove non si parla italiano, come è accaduto anche durante la controversa asta di RM Sotheby’s tenutasi a Rho nel mese di novembre.
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